Per la prima volta in Italia, la potenza iconica del lavoro della giovane artista e attivista curda Zehra Dogan irrompe a Brescia: siamo agli ultimissimi giorni di allestimento della mostra presso il Museo Santa Giulia, dedicata alla fondatrice dell’agenzia giornalistica femminista curda “Jinha” e noi non potevamo lasciarcela sfuggire per celebrare, a modo nostro, la festa della donna, approfittando di una pausa pranzo libera dalle udienze.
La mostra si intitola “Avremo anche giorni migliori. Opere dalle carceri turche”.
Zehra Dogan è stata una dei primi giornalisti internazionali ad aver raccolto testimonianze di donne yazide scampate all’ISIS.
Le numerose opere di questa artista ci colpiscono immediatamente per la chiara valenza politica e sociale e l’alto valore simbolico: i lavori di Zehra Dogan si intersecano e si intrecciano con la sua vicenda personale (l’orrore delle carceri turche nel periodo di detenzione durato quasi tre anni: è stata liberata il 24 febbraio 2019) e con i drammatici eventi politici che l’hanno attraversata.
Oggetti inconsueti, fragili ma di grande potenza espressiva sono i supporti preferiti dall’artista: carta di giornale, stagnola, indumenti, frammenti di tessuto, foulard… e poi ancora, elementi tratti dalla vita quotidiana in carcere, dal caffè, alla buccia del melograno, dalla curcuma al sangue mestruale per comporre dipinti e disegni di tecnica mista, che si intrecciano in questa esposizione alle testimonianze scritte dell’artista.
(“Sono castigata perchè disegno. Sono convinta di poter cambiare le cose con il mio pennello”).
Scritto da avvocato Luisa Morelli